” A che servono questi quattrini ?” al Nuovo

Dopo “Il padre della sposa”che ha inaugurato con successo “Divertiamoci a teatro”, la rassegna organizzata dal Teatro Stabile di Verona prosegue con “A che servono questi quattrini?” di Armando Curcio con la regia di Andrea Renzi. La celebre commedia, annoverata tra i capolavori del teatro napoletano, è in programma al Nuovo da martedì 28 novembre a venerdì 1 dicembre con inizio alle ore 21.00. Lo spettacolo è prodotto dalla Pirandelliana.

“A che servono questi quattrini?” di Armando Curcio andò in scena per la prima volta al teatro Quirino di Roma l’8 maggio 1940 nell’allestimento della compagnia di Eduardo De Filippo. Nei due anni successivi rappresentò un cavallo di battaglia per Eduardo che fu anche protagonista, nel 1942, del film che ne fu tratto. A firmare la regia fu Esodo Pratelli, nel cast, accanto a Eduardo, il fratello Peppino, e un trentaseienne Paolo Stoppa. La vicenda ruota attorno al marchese Eduardo Parascandolo detto “il Professore”, un tipo eccentrico metà filosofo e metà truffatore che ha dilapidato tutti i suoi beni e basandosi su bizzarre teorie attinte in qualche modo da Socrate, Platone e Diogene, allestisce una messinscena per dimostrare l’assoluta inutilità del denaro. Lo fa per aiutare Vincenzino Esposto, un povero falegname innamorato di Rachelina e ostacolato, proprio perché senza quattrini, dal fratello di lei proprietario di un avviato pastificio. Con l’ausilio di Michele, suo fedele servitore, il marchese farà credere a tutti che Vincenzino ha ereditato un’enorme quantità di denaro e tutto cambierà all’istante. Armando Curcio come Mark Twain: entrambi grandi fustigatori del potere dei “quattrini”, valore-totem indiscusso che tutto muove e a cui quasi tutti gli uomini s’inchinano. Twain aveva affondato il dito nella piaga col racconto “La banconota da un milione di sterline” del 1893 ambientato in una Londra vittoriana. Quarantasette anni dopo, Curcio ha rincarato la dose: con il poetico, divertente e inconfondibile stile del teatro napoletano.
«Questa commedia – dice Nello Mascia –  è una favola leggera. Contiene concetti pseudofilosofici che il pubblico fa suoi. Noi attori usiamo il testo come un canovaccio e ci permettiamo delle evasioni. Il fascino di Parascandolo sta forse nel fatto di non essere fino in fondo sicuri della sua limpidezza. L’autore non ci offre nessuna chiave di lettura certa. È, come si dice, un personaggio “aperto”. Ognuno può interpretarlo come vuole. Lui vuole dimostrare che il denaro non serve a nulla. Non è importante avere soldi, ma fare credere agli altri di essere ricchi. Poi l’autore alla fine smonta tutto facendo dire a Vincenzino: “Professore, avevate ragione voi. I soldi non servono a nulla, specie se sono pochi!”».
Nel cast, accanto ai due protagonisti, Salvatore Caruso, Loredana Giordano, Fabrizio La Marca e Ivano Schiavi. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Ortensia De Francesco e le luci di Antonio Molinaro.
Giovedì 30 novembre alle 18.00 gli attori incontrano il pubblico nel Piccolo Teatro di Giulietta. L’incontro è a ingresso libero.

BIGLIETTI

platea                                       € 26,00 + € 2,00 prevendita
balconata                                € 23,00 + € 2,00 prevendita
prima galleria                          € 15,00 + € 1,50 prevendita
seconda galleria                    € 12,00 + € 1,50 prevendita
speciale ridotto ESU             €   3,00